Tussio 22 agosto 2008

Racconti di vita vissuta

” i giorni del leone”
e della Repubblica

La scaletta della serata e tutti i testi sono stati scritti da Toni Santogrossi

Scaletta della serata

Proiezione di foto dei leoni d’epoca con colonna sonora delle bande di “San Giuseppe”

proiezione foto stemma della “scuola elementare”

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è I-giorni-del-leone_clip_image002_0010.png
Stemma della “scuola elementare”

(SergioColangeli):
Bentrovati, compaesani naturali ed acquisiti; benvenuti a tutti gli altri presenti.

Io Sergio e Maria Elvira siamo i portavoce di tutti coloro che hanno lavorato per la serata.
Parliamo al plurale per ribadire il concetto che questo è un lavoro fatto da molti e diretto a tutti.
Avremmo dovuto vedere i filmati al circolo ricreativo, come scritto sull’invito: purtroppo non è stato possibile.
Ringraziamo coloro che con abnegazione, tempo e denaro trasmetteranno a TUTTI pezzi della storia di Tussio.
In particolare ringraziamo la totale disponibilità di Mimino Cicerone (Dorando) , con le figlie Giulia, Claudia, Valeria e Luigi.
Ringraziamo Nuova Acropoli nella persona della dott.ssa Alba Bafile che ha fatto da tramite per avere i filmati.
Ringraziamo tutti coloro che in condizioni di emergenza si sono prodigati fornendo materiali e manodopera.
Ringraziamo Nelly e in particolare Peppino Giordani che ha fornito tutta la documentazione giornalistica allora esistente.
Ringraziamo quanti, e sono tanti, che ci incitano, incoraggiano, spronano a proseguire in questo lavoro di ricerca e ci dichiarano il loro apprezzamento.
Voi che siete qui ne siete la testimonianza.

Il motivo della serata è la visione di alcuni filmati che riguardano i ritrovamenti dei leoni in pietra a Tussio e trasmessi dalla RAI – radiotelevisione italiana a livello nazionale.

Faremo un viaggio a ritroso. Partiremo da vicende più recenti per arrivare al punto che c’interessa di più: una piccola perla che si aggiunge alla storia del nostro Paese.

La prima testimonianza la troviamo in un filmato RAI che si è occupato dei ritrovamenti archeologici in Abruzzo, trasmesso non sappiamo quando, e in quale contesto.
Qualche anno dopo il 1973 – tenete a mente le date, proprio perché, come abbiamo detto andremo cronologicamente indietro – la Soprintendenza alle belle arti autorizzò lo scavo nel terreno di proprietà di Giovambattista Rossi che lungo la via della Fontanella aveva restituito i leoni in pietra.
I finanziamenti erano pochi e le ricerche furono “limitate”. Comunque si trovò il basamento dei leoni, un blocco di pietra a forma di parallelepipedo, lasciato tuttora sul posto, e qualche altro reperto; si trovò anche un pezzo di strada ghiaiata, in breccia battuta.
Il cantiere fu diretto da funzionari della Soprintendenza ma la manodopera fu presa da persone di Prata e Tussio.
Vediamolo insieme ( una proiezione e fare il fermo immagine sulla parte di filmato che ci riguarda)
(Sergio): Riconosciamo: Peppino Carosi (oppure il padre di Valterino Calderoni di San Nicandro), Giovanni Rossi

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–proiezione foto leone del ’73

Leone trovato nel 1973

Luglio 1973

Luigino Carosi ogni volta che passava per la via della Fontanella osservava, scavava sempre nei pressi della scarpata dove era stato trovato il leone nel 1963. Un giorno si accorse che sotto un sottile strato di terra c’era una pietra lavorata.Richiamò l’attenzione di Mauro (De Rubeis) e Vittorio (Cicerone) affermando che lì sotto c’era il “cavallo di troia”.
La stessa notte, al lume di un cero, i ragazzi scavarono intorno alla pietra.Alle 2 il leone stato portato completamente alla “luce”.Con l’alba arrivò la gente, tanta; con essa arrivarono anche le autorità. Fra di esse anche funzionari dell’amministrazione provinciale che paradossalmente volevano elevare una multa perché i giovani avevano fatto cadere qualche detrito sul manto stradale.
La notte successiva i tre, con qualche altro paesano tornarono a scavare e trovarono reperti di anfora, lume, pietre scolpite, una moneta, tutti consegnati alla Soprintendenza; trovarono inoltre il muso del leone del ’63 attualmente tenuto in custodia dal nostro Vincenzo Cicerone.
Da quanto apprendiamo da un articolo di giornale pubblicato in quei giorni pare che ci fosse una delibera della Provincia dell’Aquila frutto delle lotte del ’63 che in seguito vedremo, in cui si assicura che se in Tussio si dovessero trovare altri reperti archeologici essi sarebbero rimasti in Paese. Infatti il leone del 1973 è rimasto a Tussio affidato a Vincenzo, Domenico Cicerone e a Gildo De Rubeis e collocato in piazza nel cortiletto della casa canonica.

— proiezione: foto di Luigi, Mauro, Vittorio

(Maria Elvira Giordani)

La stampa ci racconta: da il Tempo di domenica 22 luglio 1973

Festa grande a Tussio di Prata

IL LEONE MASCHIO HA RAGGIUNTO LA COMPAGNA DEL MUSEO AL CASTELLO

La scultura in pietra è stata rinvenuta casualmente nella campagna di Tussio – l’altro leone trovato 10 anni fa sempre a Tussio era femmina: ora la coppia è fatta.

( Chissà perché il leone del ’63 dovrebbe essere femmina; è uguale a questo del ’73 nelle fattezze e soprattutto nella criniera che, sappiamo essere diversa fra maschio e femmina. Il giornalista, probabilmente senza accertarsi personalmente di verificare la notizia, ha riportato ciò che qualcuno ha detto senza alcuna base logica). I tussiani hanno trovato un altro leone, sepolto nella loro campagna ricca di reperti archeologici. La scultura che misura due metri e mezzo, raffigura un maestoso leone chiaramente maschio il che si nota senza malizia semplicemente dalla criniera. L’altro leone…è femmina…
Il rinvenimento archeologico ha messo a rumore, ma anche in atmosfera di festa, sia Tussio che Prata. La gente del posto reclama diritti sul leone e dice che deve restare a Tussio. “Noi siamo pure capaci di fare una rivoluzione, sa” ci ha detto minaccioso uno dei tanti che stamattina, dopo la scoperta montavano la guardia al reperto terroso e sporco…
La gente è ben decisa a non mollare la scultura prima di tutto perché “appartiene a Tussio” secondo luogo perché “nessuno se la deve portare via.” Caso mai il museo se lo fanno loro a Tussio. Con due leoni di pietra è già un buon inizio…
C’è da dire ancora che esisterebbe un documento firmato dall’ex presidente della Provincia Pasquale Santucci, secondo il quale i tussiani sarebbero divenuti proprietari di un secondo leone, se questo fosse stato trovato.
Ora è stato trovato, quindi il reperto spetta a i tussiani, insieme con quello precedente…

Il 24 luglio ancora il quotidiano Il Tempo così titola un articolo:

TUSSIO VUOLE IL SUO MUSEO. GIA’ REPERITO IL LOCALE.

Ma ne parleremo più avanti.

Il filmato è muto, la voce narrante era evidentemente sovrapposta.

VEDIAMOLO INSIEME

(proiettare il filmato due volte. Quindi con i ferma immagine riconoscere e commentare i luoghi e personaggi)

(Sergio): Riconosciamo: il ragioniere Rainaldo, Guerino De Meis, Don Arturo, Don Tullio, Leonello, Carmine Carosi, Gildo con Manolo, Dorando, Gino Onorati, Franca Ranalli

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Anno 1963, mese di maggio.

—proiezione: foto panoramica di Tussio

Si procede all’ampliamento della strada che da Tussio va alla Fontanella.
Durante i lavori di scavo emerge un leone in pietra di dimensioni superiori al naturale. Esso è sfregiato sul muso.
Immediatamente si mobilitano le autorità ed in particolare la Soprintendenza alle belle arti.
Se ne intuisce subito l’importanza ed il valore storico-archeologico: successivamente è datato intorno al I secolo dopo Cristo.
A Tussio si crea un gran fermento. La novità è coinvolgente; l’orgoglio di un simile ritrovamento è alle stelle. Tutti sono eccitati: si respira un’aria di pacata allegrezza.
Si è trovato un leone che è l’elemento caratterizzante dello stemma del Paese, nel posto dove la tradizione orale afferma che proprio lì c’era la tomba di Ponzio Pilato.
Neanche il tempo di rendersi conto di ciò che sta accadendo, quando arriva la notizia che la soprintendenza regionale porterà il reperto al Museo Nazionale di Chieti.
Un colpo, per tutti.
I tussiani vogliono il loro leone a Tussio, è diventato un traguardo irrinunciabile.
Quando con le attrezzature adeguate al trasporto arrivavano i funzionari dello Stato, il leone …era sparito. Essi furono costretti ad andare via a mani vuote e piuttosto…in fretta.
Nel frattempo si coinvolsero le autorità conosciute ed in particolare don Tullio De Rubeis allora sindaco dell’Aquila.
Si svolsero “accanite” assemblee popolari (ricordo alla scuola in Piazza) e i giornali si occuparono del fatto. Si pubblicarono articoli e foto.
Ma il leone che fine aveva fatto?
Gli uomini lo avevano preso, posto su un tràino portato con il trattore alla “rimessa” di Lenino.
Quando arrivarono le autorità per portarlo via ci fu una “costruttiva omertà” da parte di tutta la popolazione: nessuno aveva visto, nessuno aveva udito, nessuno sapeva niente.
Il rumore fu così alto che se ne occupò addirittura la televisione, la RAI ovviamente a quei tempi.
Vennero giornalisti, cameramen, regista e girarono un filmato – oggi diremmo un corto – con le persone di Tussio che recitavano; e come recitavano.
Il filmato andò in onda all’interno di un programma che si chiamava “cronache italiane” ed era trasmesso un po’ prima del telegiornale delle 8 di sera.
Ricordo perfettamente che lo vidi a casa di Cialfi e ricordavo quasi integralmente il suo svolgimento.
Dopo questi movimenti popolari e per evitare conseguenze spiacevoli e inaspettate, sembra per un forte interessamento di don Tullio, si decise che il leone sarebbe stato portato al Castello dell’Aquila in cambio dell’allargamento e sistemazione della strada che porta al cimitero.
La popolazione accettò la sede nella nostra città e permise l’operazione.
Ancora oggi è collocato nel cortile interno del Castello.

—proiezione leone ’63 del giornale

(Maria Elvira)Leggendo, estrapolando i tratti salienti vediamo come i giornali dell’epoca hanno raccontato l’episodio:

da Il Tempo del ……… maggio 1963 a firma di: Vippì

“svegliato da una ruspa un leone di pietra che da secoli dormiva sotto la terra rossa”

il rinvenimento è stato fatto durante i lavori sulla strada TUSSIO-PRATA D’ANSIDONIA. Il “caterpillar” ha adagiato la grande scultura sulla scarpata – informata la Soprintendenza.

“la popolazione tussiana si oppone al trasporto dell’opera all’Aquila

… A pochi metri da Tussio, quasi nascosto da un grosso blocco calcareo, sullo sfondo di un mandorlo ancora vivo e dei campi verdi di grano, il leone giace accosciato, in posizione di guardia e di difesa. Gli abitanti del paese, dopo le prime curiosità, lo hanno abbandonato.
…l’enorme bestia infatti non è un fossile; è una scultura in pietra, lunga un metro e mezzo e forse più, pesante una decina di quintali.
…il muso del leone è rotto per tre quarti, ma il colore della pietra, uguale al resto, non fa pensare a rovine recenti: si salva soltanto un occhio, obliquo, appena accennato. Intorno gli raggia una criniera enorme, curata nei minimi riccioli, che poi si adagiano sul collo e si dividono lungo la groppa. Il corpo, possente e violento, presenta le tracce di uno sforzo muscolare appena accennato, sapientemente, nella modellatura delle ossa. Le zampe sono monche dei piedi. Ma la ruspa ha deposto accanto alla bestia un piede un po’ informe, forse rovinato da tempo, intorno al quale si vede nitida la curva della coda. E altri pezzi ancora: gli spigoli di un frontone, scanalati e, nell’incavo di uno di a essi, un’ala troncata, simile a quelle dell’aquila romana.

(Maria Elvira) seguono le ipotesi sulle origini del leone allora e, a caldo, suffragate da nessun supporto scientifico. Successivamente il reperto sarà datato intorno al I secolo dopo Cristo.
Comunque i dettagli potete leggerli sui pannelli esposti.

Altro articolo riquadrato:

i tecnici della Provincia, che si sono recati ieri mattina sulla strada provinciale ov’è stato rinvenuto il leone di pietra, non hanno trovato l’interessante frammento archeologico. Gli abitanti di TUSSIO per timore che venisse portato altrove, lo avevano trasportato, di notte con l’aiuto di una ruspa, nella piazza del paese.
Inutilmente i vigili del fuoco giunti successivamente con il carro gru hanno tentato di prelevare il leone: gli abitanti si sono riversati tutti in piazza, opponendosi garbatamente al trasporto nei locali della Provincia.
…dopo l’intervento del sindaco di Prata, maestro Luigi Iannessi presso l’amministrazione provinciale…a tarda ora, ieri, il dottor Tullio De Rubeis…si è recato a Tussio per cercare di convencere la cittadinanza dell’opportunità di portare il leone a L’Aquila, per essere successivamente sistemato nella futura zona archeologica che certamente nascerà nel Comune di Prata D’Ansidonia.

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articolo del 18 maggio 1963 de Il tempo a firma di Pina Visconti

A TUSSIO NON SI FARA’ LA RIVOLUZIONE PER IL FAMOSO LEONE DI PIETRA

La pregevole opera, è stata portata all’Aquila, previa

Promessa dell’allargamento della strada che porta al cimitero.- bando per il paese con un corno d’ottone.- prelevato il sindaco che era febbricitante

La piazza di TUSSIO, quando siamo arrivati, era deserta: nessuna traccia del leone, né di comitati di agitazione. Il leone si sapeva era al sicuro in un magazzino…ma il comitato? Eravamo perplessi e ci accingevamo alle ricerche, quando il suono inconfondibile di un corno d’ottone da banditore (ndr: Ercolino zecone oppure la mamma: Marianna) ci ha fatto voltare: “tutta la gioventù di Tussio è invitata a recarsi alla scuola.”
Ci siamo trovati così di botto in mezzo alla sommossa; o meglio, perché sommossa è troppo grossa, siamo entrati, per un intero pomeriggio, nell’animo di un paese straordinario, dove la storia è scritta sui muri…ed è vissuta con animo fiero dai vecchi contadini quasi sordi ma ancora battaglieri e dai ragazzini della scuola elementare che, eruditi dagli insegnanti, strillavano anche loro che il leone è di TUSSIO e a TUSSIO deve restare.
L’assemblea…si è svolta in una stanzetta piccola (ndr – la scuola in piazza, dove attualmente c’è l’ambulatorio medico) con due finestrelle, un tavolo con qualche sedia e due banchi per permettere ai ragazzini di arrampicarsi e sorvegliare lo svolgimento.
I precedenti del comitato non promettevano rosee soluzioni; due spedizioni all’amministrazione provinciale, una giovedì, l’altra nella mattinata di venerdì, non avevano risolto niente. Il tentativo dell’Amministrazione, che aveva mandato un camion ed una grù, accompagnati da un funzionario, per prelevare il misterioso leone, era stato considerato addirittura un affronto: la postina (ndr:Adilina la callarara)che aveva visto e intuito lo scopo dell’arrivo degli automezzi, aveva passato la voce di corsa tra le abitazioni e tutto il Paese, trecento ferme intenzioni: il leone non si muove.
Era intervenuto allora, sempre nella sera di giovedì, il sindaco di Prata, di cui TUSSIO è frazione, il sig. Luigi Iannessi: ma, accusato di stare dalla parte degli avversari, cioè dell’Amministrazione provinciale e quindi deciso alla perdita del leone, era stato accolto da così nutrita salva di fischi, accompagnati da campanacci improvvisati con scatole di latta piene di sassi, che aveva dovuto fare dietro front senza poter nemmeno prendere la parola.
Insomma, la marea ingrossava: i lavoratori avevano perso la giornata nei campi, le massaie avevano tralasciato bucati e ricamo, la proprietaria del magazzino dove era custodito il leone, signorina Giulia Pietrangeli, s’era improvvisata guida e cicerone ai numerosi e curiosi visitatori.
Il dott. Tullio De Rubeis scelto alla difficile opera di persuazione come tussiano di nascita, e il funzionario dell’Amministrazione Colacchi, quando siamo entrati nella sede dell’assemblea, erano già sommersi dalle discussioni e dagli interventi. Dall’altra parte del tavolo interpretava il sentimento dei tussiani il sig. Vincenzo Santarelli, mentre le tussiane si stringevano intorno alla signorina Anna Carosi, invano invitata con modi imperiosi al silenzio: “le donne non capiscono niente”. “abbiamo uguali diritti e possiamo parlare come voi: il leone è l’emblema del nostro paese e qui deve restare!”
Nel putiferio di pareri, sui quali si agitava invano sbracciandosi per imporre il silenzio, il dott. De Rubeis, il sig. Santarelli, con la calma, proponevano una specie di contropartita, per la quale si pretendeva un impegno scritto. Il leone all’Aquila, la strada del cimitero a Tussio; altrimenti niente da fare. Il dott. De Rubeis strillava la faccenda delle competenze, l’intenzione di proseguire gli scavi, l’impegno del presidente dell’Amministrazione commendator Santucci di restituire il leone se si costituirà a Tussio una zona archeologica…
Qui ci vuole il sindaco, che della strada può parlare con precisione; a proposito dov’è? E’ malato; beh si va a Prata e si preleva con tutta la febbre. L’assemblea è così sospesa; mentre i funzionari dell’Amministrazione prendono la strada di Prata, il paese commenta. Gli abitanti che non sono riusciti ad entrare si fanno raccontare per filo e per segno quello che hanno capito. Poi, si ricomincia col sindaco raffreddato. Alla fine, dopo ancora vane proteste (“il paese che ha avuto l’onore di custodire il leone per secoli deve perderlo in 24 ore?”) si arriva ad un accordo: il dott. Tullio De Rubeis si impegna ad appoggiare le richieste dei tussiani, il sindaco rinnova promessa solenne e, quel che non possono gli impegni scritti, lo fa una stretta di mano…
L’ora solenne di TUSSIO è finita, almeno per ora. Ma il pozzo di petrolio che è, nella mente dei paesani, il ritrovamento del leone, non ha finito il suo fascino e non si è vuotato dei motivi polemici, cioè dei problemi pratici del paese.
Un leone per una strada; può sembrare poco, o quasi una barzelletta, ed è una cosa seria; la soluzione dei tanti problemi dei nostri paesi, dove la strada… non deve essere che l’inizio di un lavoro completo.

(Sergio)

Proiezione delle foto del giornale:

foto 1: leone
foto 2: leone con: Carmelina, Maria, Giulia ed Ersilia
foto 3: assemblea alla scuola in piazza con: Miniccio sacchitt'(o), Angelino pagliuccio, Carlo pellott'(o), Peppino ru scansaneve, Romana(?), Giulietta, Anna cicitt'(o), Ercolino zecone.
Foto 4: assemblea alla scuola in piazza con: Adolfino, Peppino cucuritt'(o), Filippo capanna, Billi, Domenico ru scansaneve, Minucuccio tarall'(o), Antonio ciuciù; in alto da sinistra: Fiorenzo, Piergiorgio, Toni, Sandro, (e?)

(Sergio)

Da anni, ma soprattutto da quando ho realizzato il sito di tussio.it e quindi sono stato più coinvolto a riempire questo contenitore di notizie e di storia, la volontà di ritrovare quel filmato si è fatta sempre più ferrea.
Chiedere, informarsi. A chi?
C’è stato qualcuno che sostiene di essersi molto interessato al suo reperimento e che ha chiesto alla “persona giusta” e che ha avuto la “giusta risposta”: ho cercato dappertutto, ma è stato tutto distrutto.
Alle negatività io non mi rassegno.
Nel mese di gennaio di quest’anno (2008) leggo su un quotidiano che la RAI sta aprendo le “teche” e tutti possono accedervi.
Ho scritto immediatamente alla sede di Pescara la quale mi ha rinviato a quella di Roma. Con sollecitudine ed ammirevole professionalità la Rai di Roma mi telefona e mi dice che in seguito a mia richiesta hanno trovato tre filmati su Tussio e fra questi c’è quello girato nel 1963.
Abbiamo fatto “lu bumm” per dirla tutta.
La trafila per avere il filmato è stata lunga e, grazie alla disponibilità della dott.ssa Alba Bafile direttrice di “Nuova Acropoli”, associazione in cui milita Claudia Cicerone che ha fatto da tramite (solo enti pubblici ed associazioni possono farne richiesta), abbiamo potuto avere finalmente il filmato.

VEDIAMOLO INSIEME

(proiettare il filmato due volte. Quindi riproiettarlo con i fermo immagine riconoscere e commentare i luoghi e personaggi)

Proiezione foto leone in piazza

(sergio)

riprendiamo gli articoli pubblicati nel ’63 e ’73 e parliamo del Museo Archeologico.
Già negli articoli pubblicati nel ’63 si ventilava l’ipotesi di un museo a Tussio. Nel ’73 dopo il rinvenimento del secondo leone la voce si fece più grossa.

Il 22 luglio il giornale riportava:
…il museo se lo faranno loro, a Tussio…
…un museo a Tussio o a Prata potrebbe essere facilmente riempito, perché di roba ce n’è tanta e se ne trova ancora…

Proiezione foto articolo

il 24 luglio 1973 sempre Il Tempo pubblica:

TUSSIO VUOLE IL SUO MUSEO. GIA’ REPERITO IL LOCALE

I leoni sono ormai due e bisogna escludere che il rinvenimento sia casuale- scavi razionali sul luogo del reperto per la ricerca dell’edificio al quale i “pezzi” appartenevano.

Per i leoni di Tussio faranno un museo, a Tussio. È una notizia dell’ultima ora che proviene dal paese dei leoni, come ormai è lecito chiamarlo. L’amministrazione comunale di Prata D’Ansidonia ha deliberato in fretta e furia di adattare un edificio scolastico non utilizzato a museo. Secondo le intenzioni del comune vi troveranno posto i due leoni scovati nel sottosuolo di Tussio e altri reperti archeologici di cui la zona è ricca.

L’articolo continua auspicando un sistema museale che valorizzi il territorio con i suoi tesori nascosti.

–Proiezione foto leone con le corde

Gli esperti dicono che i leoni erano probabilmente a guardia di un tempio funebre. E qui torna il detto tramandato oralmente che sosteneva che lì, proprio in quel posto c’era la tomba di Ponzio Pilato.
Ad oggi, considerando l’obbiettivo assunto da parte dell’Amministrazione Comunale di conseguire risultati di sviluppo del valore artistico, legato alle realtà culturali presenti nel territorio Comunale, grazie all’intervento della Comunità Montana in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica , le Università di Roma e di Pisa ed i finanziamenti della Regione Abruzzo,gli scavi a Peltuinum sono stati fatti e sono stato trovati oggetti di notevole valore storico che hanno bisogno di una degna collocazione per essere valorizzati appieno,di essere catalogati, restaurati, documentati; pertanto nel 2001 il Comune ha sottoscritto con la Soprintendenza Archeologica un “Accordo di programma”, che regolamenta i rapporti, ha costituito il Museo Civico formato dalla sezione archeologica e dalla pinacoteca, quest’ultima in fase di completamento, ci auguriamo tutti che anche la sezione archeologica possa essere realizzata.

I presupposti ci sono ed anche le volontà politiche degli organi preposti.

Speriamo che questa serata possa essere di buon auspicio al raggiungimento degli obbiettivi!

Ringraziamenti a Dorando, Claudia, Giulia, Valeria, Luigi, Nuova Acropoli a Nelli e Peppino Giordani che hanno fornito i materiali d’epoca…….

questi sono i titoli che abbiamo riportato sul filmato della serata

racconti di vita vissuta

“i giorni del leone”

e della Repubblica

orgoglio, entusiasmo, eccitazione,

fermento, sollevazione.

Tussio si ribellò alle autorità e vinse la sua battaglia.

TUSSIO22 agosto 2008 ore 21,00 – sala della Congrega

si raccomanda la puntualità, grazie

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presentano

Sergio Colangeli

Maria Elvira Giordani

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ideata, organizzata e curata da

Toni Santogrossi

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testi di presentazione di

Toni Santogrossi

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organizzazione tecnica e…non solo

Domenico Cicerone

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un grazie particolare a

Giulia Cicerone

Valeria Cicerone

Luigi Galieni

Claudia Cicerone

per la loro dedizione

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un grazie a:

Nuova Acropoli

che con grande disponibilità ci ha permesso di recuperare la copia dei filmati

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si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito con la fornitura dei materiali di informazione.

si ringraziano tutti coloro che con la loro presenza hanno testimoniato apprezzamento per la il valore culturale della serata che resterà per sempre testimone della storia di Tussio.

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