a cura di Toni Santogrossi

Gianni De Rubeis, qualche mese fa, mi propose di inserire sul sito di Tussio la mappa catastale del territorio con i nomi delle contrade.
Altra brillante idea.
Tempestivamente mi ha inviato la ripartizione delle zone agricole e mi ha indicato come lui avrebbe fatto il lavoro.
Ormai (siamo nel 2012) la campagna di Tussio viene coltivata da tre o quattro agricoltori dei paesi vicini.
Tutte le zone o contrade che conosciamo con nome e confini, sono destinate ad essere dimenticate dai giovani che in campagna “non ci sono mai andati”.
Tutto il territorio agricolo ha un nome specifico: un nome dialettale.
Il lavoro da fare è: definire le zone o contrade con il loro appellativo.
Chi ha la mia età (una sessantina d’anni) più o meno le località le conosce tutte, perché … ci abitavamo.
Abitare in campagna vuol dire “averci” una terra, di qualsiasi dimensione: un bel “pezzo”, se supera la coppa e mezza, o semplicemente un “lescuccio” se pezzetto di … 30/40 destri.
Ho chiesto a Gianni Giordani, geometra, se avesse la mappa catastale del nostro territorio, esponendogli l’uso che ne avrei fatto e, gradita sorpresa, mi ha fornito la carta con i nomi in italiano già definiti dal catasto.
Non ho fatto altro che confrontarmi con la loro veridicità, scriverli in dialetto, aggiungerne qualcuno che mancava.
Ho dato il materiale a Gianni Giordani il quale, con grande maestria ha fatto tutto.
Ha completato la mappa, l’ha divisa in fogli per una maggiore visibilità ed ha inserito anche le località che servono a definire ancora più dettagliatamente il territorio.
Quando i nomi sono stati lasciati in lingua italiana è perché si chiamano allo stesso modo del dialetto.
Le piantine sono vecchie.
I confini delle proprietà sono cambiati.
L’utilizzo di questa mappa è indicativa solo delle contrade ed i loro nomi in dialetto.
Consiglio di non impiegare le piante catastali per altri fini.