dedicata a SAN MARTINO VESCOVO 

La facciata della chiesa

Con lo stesso materiale del diroccato Castello e sul medesimo posto venne edificata l’attuale bella Chiesa parrocchiale sotto il titolo di S. Martino; mentre Patrono del Paese è S. Giuseppe. Nell’interno sopra la porta d’ingresso v’è la cantoria dell’organo sorretta da due robuste colonne di pietra. Ai lati due nicchie, in quella di destra la statua di S. Emidio Vescovo, in quella di sinistra la statua della Madonna Addolorata. Entrando a destra, una acquasantiera in pietra con fusta e basamento lavorato e vasca esagonale.

La Chiesa è decorata di pregevoli stucchi. Il soffitto è tutto istoriato. In fondo ad  esso e precisamente sopra l’altare maggiore si legge: “Joseph Donzelli pinxit 1450 “, che indica come il soffitto fu decorato dal Donzelli nell’epoca suddetta.(La costruzione della Chiesa risale, quindi, alla metà del XIV secolo e venne rimaneggiata nel XVII secolo. Nel 1958 venne rifatto il tetto e vennero sostituite le capriate in legno coperte di tele e istoriate. La volta, in cemento, è semplicemente verniciata).

La chiesa parrocchiale, formata da un’unica navata, ha sei cappelloni ai lati, con cinque altari: nel primo cappellone a destra vi sono due nicchie con le statue di S. Antonio e di San Luigi.

Nel secondo cappellone v’è l’altare di S. Giuseppe decorato nel 1783 con artistici stucchi per interessamento di Saverio Santogrossi.

Nel terzo si ammira l’altare della Madonna Addolorata.*

Santi Filippo e Giacomo

Il primo cappellone a sinistra racchiude l’altare dei SS. Filippo e Giacomo, le cui figure sono dipinte a fresco nelle pareti da un egregio pennello del 1600. L’altare fu eretto dalla scomparsa famiglia Palmerii. Nella cappella è presente una fonte battesimale con vasca e piedistallo esagonali ed il fusto formato da tre delfini attorcigliati che con la coda sorreggono un capitello cilindrico su cui poggia la vasca. Sempre in pietra bianca, un capitello lavorato a palmette utilizzato come base per il cero liturgico.

Nel secondo cappellone si eleva l’altare di S. Antonio Abate, la figura del quale è dipinta nella tela sovrastante abbinata a quella di S. Antonio da Padova. A lato è posta una statua raffigurante San Luigi Gonzaga, precedentemente posizionata nella nicchia  della prima cappella a destra. 

Nel terzo cappellone si ammira sull’altare del Rosario un grande quadro ad olio che risulta nell’elenco delle opere d’arte. È ritenuto infatti lavoro meraviglioso di un tardo seguace della scuola di Raffaello da Urbino, che si firmava ” Michetti Berardino 1643 “. 

L’altare è tutto in travertino, con due  colonne le quali inquadrano la grande tela raffigurante la  Vergine del Rosario, contornata dai Quindici Misteri.

Nella parete dietro l’altare maggiore, anch’essa in travertino con artistiche colonne, dedicato a S. Martino, aprono quattro nicchie, in due delle quali, chiuse a vetri, sono esposte le statue di S. Emidio e della Madonna addolorata vestita con stoffe in seta ricamata in argento; nelle altre due nicchie aperte, la statua di S. Giuseppe dipinta ad olio di arte popolare del XVI secolo e quella di S. Martino molto interessante scultura tra il XII e il XIII sec. ricoperta di tela dipinta nel XVII sec., sotto vi sono i resti della policromia originale. Più in alto sulla stessa parete, si ammira il magnifico dipinto raffigurante l’ultima cena di Gesù.

Si osserva ancora a destra dell’ingresso una nicchia chiusa a vetri con esposto il busto di San Giuseppe, in legno, dipinto ad olio del XVII secolo. (L’altare maggiore attualmente non ha più le nicchie chiuse a vetri e le statue esposte da sinistra a destra sono: il Sacro Cuore di Gesù, San Martino, San Giuseppe, la Madonna).

Nella sacrestia: il busto in legno dipinto ad olio di S. Emidio di arte popolare del XVII sec., un capitello bizantino-barbarico a palmette di fattura di prima del mille appartenuto probabilmente ad un ambone. Croce capitolare in legno a punte trilobate, dipinta ad olio, del XVI sec.. la croce processionale, d’argento dorato del XIV sec. della scuola di Guardiagrele (le formelle a sbalzo sono state asportate). 

Un calice in rame dorato, lavoro a sbalzo, del XIV sec. con la pianta esagonale, sei dischi e teste incise di fattura Guardiagrele; altro calice in rame dorato con cesello del XVI sec.; due bellissime piante del XVII; una in broccatello e l’altra in damasco di seta.

* nel terzo cappellone dal 1902 c’è l’altare (restaurato egregiamente nel 2003), la nicchia e la statua di Santa Anatolia.
la chiesa prima del 1928

 

Parrocchia dedicata a San Martino oggi 

descritta da Pino Barbato 

Altare

La quattrocentesca chiesa di San Martino, si presenta ad unica navata, con sei cappelle laterali.

La prima a sinistra conserva un affresco raffigurante gli apostoli Filippo e Giacomo, e nella parte superiore presenta una scritta dedicatoria della famiglia De Palmerus che diede incarico di realizzare l’affresco nel 1700. Sulla data presenta una riparazione che non ci permette di conoscere precisamente la data d’esecuzione. La scritta recita: AD PHILI ED IACOBI APOST. GLORIAM FAM.a DA PALMERUS HANC ARAM EREXIT ANNO MDCC……
Nella cappella è presente una fonte battesimale con vasca e piedistallo esagonali ed il fusto formato da tre delfini attorcigliati che con la coda sorreggono un capitello cilindrico su cui poggia la vasca. Sempre in pietra bianca, un capitello lavorato a palmette, sicuramente risalente a prima del mille, utilizzato come base per il cero liturgico. 

La cappella successiva, la seconda da sinistra, è dedicata a S.Antonio. La pala d’altare è una tela raffigurante S.Antonio Abate e S.Antonio da Padova al cospetto della Madonna, della scuola aquilana realizzata nel 1687; nello stucco di coronamento dell’altare è presente la scritta: OMNIBUS ANTONI NOBIS SUCCURRE PERICOLIS DEVOTISQUE TUIS CHARE. MANUM.
A lato è posta una statua raffigurante S.Luigi Gonzaga, precedentemente posizionata nella nicchia posta nella prima cappella a destra.

La terza cappella a sinistra, è dedicata alla Madonna del Rosario. La scritta sull’altare recita: SALVE REGINA MATER MISERICORDIA/E. La pala d’altare raffigura la Madonna del Rosario, contornata dai Quindici Misteri, e nella parte sottostante una moltitudine di popolo orante, tra cui molti personaggi importanti. Forse anche la presenza di Papa Celestino V. La tela è firmata OPUS BER.ni MICHETTI 1617 TIONENSIS. ( Bernardino Michetti).

Oltre la balaustra marmorea, sulla porta che collega la chiesa alla cappella della Confraternita di S.Giuseppe, troviamo una tela che raffigura S.Tussio, in abito da eremita celestiniano, con la mano poggiata sulla bibbia. Anche questa tela è sicuramente del XVII secolo.

Sulla parete frontale, ai lati dell’altare maggiore, troviamo due nicchie con statue, a sinistra un Cristo con Sacro Cuore, in quella di destra la Madonna Immacolata. A destra dell’altare, verso l’entrata della sacrestia, troviamo la statua lignea della Madonna Addolorata dello scultore Luigi Guacci di Lecce.

L’altare, una composizione in stucco policromo e marmi del XVII secolo, riporta la scritta ANNO D.NI  HIC DEUM ADORA MDCXIII, si compone di una pala centrale con Cristo risorto, con ai lati due nicchie, a sinistra San Martino, e a destra S. Giuseppe, anche se la statua non sembra raffigurare il santo, e superiormente chiude la composizione una piccola tela raffigurante L’ultima cena.

Sul lato destro, nella prima cappella, due nicchie con statue, un S. Antonio e un S. Vincenzo, ed un confessionale intagliato.

San Giuseppe

La seconda cappella è dedicata a S. Giuseppe, con la statua del santo e scritta dedicatoria a coronamento dell’altare DA NOBIS IOSEPH IN MORTE ASCENDERE COELUM.


Santa Anatolia


La terza cappella, originariamente dedicata alla Madonna Addolorata, è attualmente dedicata a S. Anatolia. 

Tutta la cappella è stata oggetto di restauro nel 2003. La statua lignea è stata realizzata dallo scultore Ferdinando Perangrey di Ortisei (BZ).

L’ingresso è sormontato da una cantoria sorretta da due colonne in pietra. Ai lati due nicchie, in quella di destra la statua di s. Emidio Vescovo, quella di sinistra è vuota. Entrando a destra, una acquasantiera in pietra con fusta e basamento lavorato e vasca esagonale.  


A lato dell’ingresso una lapide in latino ricorda che il 15 settembre 1958, con moltitudine di tussiani e alla presenza del Vescovo dell’Aquila Costantino Stella, la chiesa venne riaperta al culto, dopo sostanziosi lavori di restauro, parroco don Fortunato Tosone.
E’ forse in questi lavori che venne rifatto il tetto, sostituendo le capriate lignee coperte da tele ed istoriato, con un solaio in cemento armato, forse anche in ottemperanza alle normative antisismiche.  Si dice che le tele siano rimaste per lungo tempo depositate nella sacrestia ma, grazie anche ad una gestione disinvolta del parroco, sono andate disperse unitamente a qualche statua e a qualche arredo.