a cura di Toni Santogrossi

Il 5 marzo 2013 ho “rivisto” i fontanili, cioè gli abbeveratoi della Fonte, pieni di acqua, e li ho fotografati. Erano anni che non li vedevo così colmi e, anche, abbastanza puliti.

Come si scorge dalle foto, la “fonte” consisteva in una cannella di acqua che fuoriusciva e serviva per “bere”, raccogliere l’acqua con le conche, secchi, bigonce -pionc'(e)- e serviva ad alimentare i fontanili.

In seguito, poiché la vecchia cannella, detta anche fonte di San Giuseppe, colava solo quando la falda acquifera era piena di pioggia, in occasione della costruzione della conduttura dell’acqua pubblica, fu inserita una seconda cannella che porta l’acqua della “ferriera”.

Da anni le due cannelle non colano più. Quella della “ferriera” è stata chiusa e l’altra perché, forse, la falda acquifera ha preso altro corso.
Quest’anno con il terreno bene impregnato di liquido, l’originale fonte ha ripreso a gocciolare acqua.

Mentre riguardavo i due fontanili, mi sono chiesto: i giovani che non hanno conosciuto il bestiame del paese e le usanze che con esso erano connaturate, sanno a cosa servivano due abbeveratoi di altezze diverse?

Ho chiesto in giro. Solo per intuito qualcuno mi ha detto che erano stati costruiti così per abbeverare animali di grandezza diversa: quello con il bordo più alto per asini, cavalli e vacche; quello con il bordo più basso per pecore e cani.

Ho chiesto a Manolo De Rubeis di ricostruire in digitale gli ambienti simili a come erano 50- 60 anni fa. E lui, con la solita maestrìa, pazienza e tante ore di lavoro, ha composto un fotomontaggio tale da dare l’idea della funzione che la fonte aveva fino al 1963, anno in cui è arrivata l’acqua dentro le case di tutti.
Ovvero ha ricostruito l’ambiente agreste dell’epoca.

Fonte San Giuseppe


Fino al 1937 in questo posto, vale a dire dove oggi ci sono gli abbeveratoi e tutto l’impianto di acqua, c’era la fonte chiamata: San Giuseppe.

Il commendatore Gaetano Cicerone nel libro “Tussio nei 99 castelli fondatori dell’Aquila degli Abruzzi” a proposito dell’acquedotto da lui fatto costruire per portare l’acqua all’asilo, scrive :

… Una tubazione di ghisa da 40 millimetri parte dal primo sbarramento alto, arriva al primo fontanino a monte e versa il supero della portata nel secondo bottino, dal quale parte conduttura simile che arriva al secondo fontanino, all’abbeveratoio nella parte bassa, e fornisce l’acqua all’Asilo Infantile.
Le tre fontanelle ubicate ai tre sbocchi principali dell’abitato per comodità di attingimento sono del sistema Reuther ad intermittenza, robustissime e di facile manovra. Dopo aver attinto l’acqua la monovella risale da sé e l’acqua rimasta nel tubo scende sotto il livello del suolo, in modo che d’inverno non geli e d’estate non possa riscaldarsi. Nelle epoche di magra con tali fontanelle è possibile immagazzinare l’acqua nei capaci vespai, nelle ore in cui non vi sia attingimento.

G. Cicerone, “Tussio nei 99 castelli fondatori dell’Aquila degli Abruzzi”, pag. 244
Fontana in Ghisa

Le tre fontane in ghisa, dipinte di rosso, di cui parla il commendatore erano collocate: una alla fonte dov’è tuttora; una al termine della salita dell’aia, sulla sinistra, che ricordo benissimo e la parte in ghisa, pare sia stata rubata; una sarebbe stata collocata dov’è il pozzo Dionino, (ma io non la ricordo).
Velina Evangelista, che mi ha aiutato a ricostruire la rappresentazione del territorio, dice che le fontane non hanno mai funzionato bene.

Continua il Cicerone

… l’antica fontana, detta S. Giuseppe, costruita per la prima volta intorno al 1245 per opera di Alfonso Petrucci di Tussio … restaurata con l’aggiunta dell’abbeveratoio nel 1551, venne poi nel 1937 rimodernata e ampliata razionalmente per opera dello scrittore di queste pagine, con la sistemazione del piazzale adiacente al muro.

Quindi nel 1937, la fonte S.Giuseppe è stata abbattuta e sostituita da quella attuale.

foto antecedente al 1928
Fonte di San Giuseppe
(memoria di Velina Evangelista e Paolo Grilli)

La salita dell’aia c’era sempre ed era com’è adesso.
La Fonte S. Giuseppe era un’icona, quasi un’immagine sacra, posta esattamente dov’è la fonte in ghisa ricollocata dal Cicerone.
A questa fonte ci si girava attorno. Vicino e dietro di essa era uno “schifo” di zozzerie (bisogni umani).
Il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio abate, in occasione della Benedizione degli animali, gli abitanti di “da ped'(e)” pulivano il piazzale, molto più piccolo dell’attuale, e accoglievano tutte le bestie del paese.
Era una festa sentita, tanto è vero che si facevano dolci e si offrivano “complimenti”. Alle tre del pomeriggio, qualunque tempo ci fosse, la benedizione veniva impartita.
La fonte di San Giuseppe era a forma di arco. L’apertura era “verso” Tussio. Alta circa 2 metri e ottanta, larga circa due metri, profonda circa un metro e mezzo. Sulla parete, spostata a sinistra c’era la cannella dell’acqua che, a memoria di Velina, non ha mai colato.
L’abbeveratoio, alto circa 50 centimetri era molto stretto, profondo circa 50 centimetri, ovviamente, non colando la cannella, anch’esso era secco.
Anzi, era pieno di sporcizia e lordura varia.
La parete centrale della fonte era interamente affrescata ma, Velina e Paolo, non ricordano immagini precise. Forse i dipinti erano già compromessi all’epoca. Comunque pare vi fosse rappresentata La Sacra famiglia che scappa dalla strage ordinata da Erode rifugiandosi in Egitto, la cosiddetta “fuga in Egitto”.

Dal muro posteriore della fonte, in leggero pendio, partiva un muro a forma di L che terminava in prossimità della cisterna, chiusa allora dal boccaglio in pietra che si vede nella vecchia foto. Il boccaglio è stato rimosso e non si conosce dove sia stato ubicato.
Appoggiato al muro c’era un unico fontanile alimentato dall’unica cannella che versava acqua solo in inverno. La cannella è la stessa che vediamo oggi.
Poiché qui l’acqua non c’era quasi mai, le bestie si portavano ad abbeverare alla “Fontanella” (Sette fonti).

Ciò nonostante il rifacimento dell’ambiente, anche grazie alla puntuale memoria di Velina e Paolo, è stato difficile e, probabilmente, non definitivo.
La croce, per esempio, è stato detto che fosse posizionata originariamente più in mezzo alla strada.
Il tetto della Fonte S. Giuseppe era più alto del muro che circondava la fonte funzionante e l’abbeveratoio collegato.
Le testimonianze verbali e l’osservazione della foto antecedente al 1928, anno in cui è stato installato l’orologio del campanile, messe a confronto, mi hanno fatto capire, con la collaborazione di altre voci, molte cose.
In base alle testimonianze dei paesani e della foto del muro della fonte, Manolo ha ricostruito la Fonte San Giuseppe così come me l’hanno descritta.

schizzi
schizzi
schizzi

abbiamo provato a immaginare come fosse l’originale ed è venuto fuori: questo…

Manolo ha fatto anche il video, facendoci guardare la fonte da tutti i lati.
Cliccate sul titolo e accendete l’audio del vostro computer.

Tussio fonte San Giuseppe

Dorando ha fornito l’immagine tratta dal catastale con le misure della vecchia fonte.
Le informazioni che mi hanno dato Velina e Paolino sono molto vicine alle dimensioni reali.

Mi viene da fare una nota sull’argomento dell’acqua a Tussio, forse “fuoriposto” per l’argomento trattato.
Da quando il paese è stato fornito di acqua corrente – diciamo che alla fine degli anni sessanta, tutti avevano l’acqua in casa- le bestie grandi: asini, cavalli e, soprattutto, vacche hanno vissuto in maniera brutale, perché dalla stalla non uscivano più.
Gli asini e i cavalli rimanevano legati per quattro o cinque mesi, finché non riprendevano i lavori agricoli.
Le vacche restavano legate per tutta la vita con una catena molto corta alla mangiatoia: senza avere nessuna possibilità di potersi coricare, rivoltarsi -rivutriarsi-, grattarsi come natura vuole.

22 aprile 2013
da Dorando (Domenico Cicerone)

Questo è un notevole lavoro di ricerca.

Individuata la presa dell’acqua che alimenta la fonte di S Giuseppe.
E’ proprio come la ricordavo!
Nella prima foto, sulla copertura, si rileva la data 1934, XII dell’era fascista, mentre nell’altra foto si vede il pozzetto che porta al vascone di raccolta dell’acqua (si nota il bordo superiore) dal quale dovrebbero partire sia il tubo che alimenta la fontana e che quello del troppo pieno che poi sbocca obliquo nell’abbeveratoio grande.

Le foto sono state possibili grazie all’apertura nella quale è stato possibile inserire solo la mano con la macchina fotografica.

Il 6 maggio 2013 con l’aiuto di Vincenzo Rossi siamo riusciti a sollevare il coperchio del pozzo di ispezione della presa d’acqua della fonte di S Giuseppe e a calarci sotto per un’ispezione.
Appena scesi abbiamo notato la perdita della vasca di raccolta come si evidenzia dalla foto, la vasca è stata fotografata da destra andando verso sinistra.

Al centro si notano due adduttrici che provengono come direzione da sotto l’aia dei santi e sono quasi colme.

In una delle foto si nota un danneggiamento dell’intonaco sulla parete destra che riveste la vasca, la perdita che si nota  potrebbe derivare da questo difetto.

In altre due foto si nota la presenza di una salamandra.

Nelle foto seguenti si vede la galleria che conduce direttamente alla fonte con al centro il tubo di adduzione.

Sono stati riportati in superficie i pezzi in pietra che sostenevano il coperchio del pozzetto:

Quando sarà possibile, bisognerà effettuare manutenzione per non far disperdere l’acqua.
Probabilmente ci sono altri pozzetti da ispezionare ma al momento non ne conosciamo l’ubicazione (aia?), restiamo in attesa di ulteriori notizie da chiunque ne sia in possesso.

dal 2015 …

la Fonte oggi

Nel 2015, esattamente il 7 di agosto, è stata inaugurata la “nuova Fonte” realizzata con fondi europei su interessamento e progettazione dell’Ing. Emilano Petracca e realizzata dalla ditta di Adriano Saccoccia.

All’organizzazione della festa di inaugurazione hanno partecipato tante persone (non le nomino tutte perché potrei averne dimenticata qualcuna). All’imbrunire tutta Tussio era alla “fonte”. Pubblico qualche foto …